1. Cenni storici

Abbazia di FerraniaLa prima menzione dell’esistenza del complesso dell’Abbazia di Ferrania, che sorge nell’omonima frazione in comune di Cairo Montenotte, risale alla concessione del 1090, pervenutaci grazie a una copia duecentesca, con la quale il Marchese Bonifacio del Vasto concesse alla Chiesa di Ferrania libero transito e pascolo per tutte le sue terre. Il primo documento originale invece è l’atto di donazione del 1097, con il quale il marchese Bonifacio del Vasto, capostipite delle famiglie Del Carretto, donò, insieme al nipote Enrico, numerosi terreni, tenute agricole, chiese e altre costruzioni ai canonici regolari di S. Agostino presso la Chiesa di Ferrania. Questo primo nucleo si amplierà in seguito con l’aggiunta di nuovi territori: nel 1111 Bonifacio del Vasto concesse all’abbazia il priorato di Biestro, assegnandole i diritti che questo vantava a Carcare, Cosseria e Millesimo. Nel 1179 l’ospedale di Fornelli e l’annessa chiesa di S. Maria a Pallare, fondati dal marchese Enrico il Guercio, furono sottoposti al controllo dell’Abbazia di Ferrania.

Alla metà del XIII secolo l’Abbazia possedeva un enorme patrimonio distribuito su un vasto territorio. Il privilegio di papa Innocenzo IV del 1245, che confermava le concessioni già accordate dai suoi predecessori, permette di ricostruire il patrimonio dell’abbazia in quel periodo: 23 chiese, 5 pievi, 2 ospedali e 4 villaggi nonché beni e diritti di decime su diverse località ubicate tra la costa ligure e il basso Piemonte.

I Del Carretto, autori di cospicue donazioni all’abbazia, di fatto ne godevano le rendite potendo contare su canonici e prepositi presso il convento.

Nel 1345 una lite tra il preposito di Ferrania Tomaso Del Carretto e Giovannone Scarampo venne decisa a favore di quest’ultimo dall’Arcivescovo di Genova nel 1347. I del Carretto passarono quindi sotto la protezione degli Scarampi.

Alla fine del Trecento papa Bonifacio IX dispose la soppressione e la trasformazione in commenda dell’Abbazia, motivata dall’assenza dei canonici di Sant’Agostino e dallo stato di grave incuria in cui versava la chiesa e nel 1401 attribuì il patronato dell’abbazia agli Scarampi, che lo manterranno fino alla metà del XVIII secolo.

Dopo l’estinzione del ramo maschile degli Scarampi, nel 1747 l’abbazia fu convertita in commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro ed aggregata all’Ordine, fino al 1818, quando il marchese Seyssel d’Aix, erede per parte materna, ottenne lo svincolo dal titolo di commenda, dopo una lunga fase di contese familiari tra le eredi femminili.

Il Marchese cedette quindi le sue proprietà in Ferrania e Cairo al marchese Marcello Durazzo, dal quale passeranno nel 1848 alla figlia Nicoletta Durazzo, moglie del marchese Ademaro De Mari.

Questi diede nuovo impulso all’azienda agricola, bonificando Pian Ceriseto, adottando nuovi metodi di coltivazione e realizzando un vino di qualità. Dopo la sua morte nel 1913, la SIPE Società Italiana Prodotti Esplodenti trasformò il granaio di Pian Ceriseto in industria per la produzione degli esplosivi.

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